Une version italienne par Alessio Moretti de mon billet pour Le Monde-Économie de ce mois-ci : La machine à concentrer la richesse.
(articolo apparso in: Le Monde Économie, 06-07 febbraio 2012 e nel blog di P. Jorion)
In un’allocuzione pronunciata il 12 gennaio, Alan B. Frueger, presidente del Consiglio dei consiglieri economici del presidente Obama, ha esaminato “L’aumento e le conseguenze della disuguaglianza negli Stati Uniti”.
Mentre dal 1947 al 1979 i redditi dell’insieme della popolazione americana crescono annualmente di un po’ più del 2%, includendo tutte le categorie economiche, nel periodo seguente, dal 1979 al 2010, i 20% più ricchi vedono aumentare i loro redditi lordi dell’1,2% l’anno, quando, parallemamente, quelli dei 20% più poveri diminuiscono dello 0,4%. I regali fiscali consentiti dalle due amministrazioni Bush alle famiglie più facoltose rinforzano ulteriormente questa tendenza: se nell’insieme il 20% dei meno ricchi vede aumentare i propri redditi del 18%, al netto delle tasse, sul periodo 1979-2007, i redditi dell’1% dei più agiati fanno, nello stesso periodo, un balzo del 278%.
A cosa si deve attribuire un tale aumento degli scarti? Prima di tutto alla parte sempre crescente della ricchezza aspirata dal settore finanziario. Krueger cita le cifre seguenti: la parte del settore finanziario e dell’immobiliare nei redditi dell’1% più ricco raddoppia fra il 1979 e il 2005. Alla fine di questo periodo, questi due settori costituiscono ormai un quarto dei redditi dello 0,1% più facoltoso. In secondo luogo, i guadagni di produttività dovuti all’informatizzazione e all’automatizzazione nel corso degli ultimi trent’anni sono essenzialmente prelevati dalle classi più agiate. Krueger non si sofferma a lungo sul meccanismo di questo transferimento, accontentandosi di citare i risultati di un sondaggio del 1997 presso i suoi colleghi economisti, secondo i quali il fattore tecnologico rende conto per il 45% delle disparità di reddito, ma le ragioni ne sono ben conosciute: durante questo periodo, i salarii in dollari costanti stagnano, mentre decollano i guadagni del capitale e la rimunerazione dei dirigenti delle grandi imprese. A livello pratico, il lavoratore rimpiazzato da un robot o da un computer riceve il benservito e la sua speranza di ritrovare un giorno un lavoro va diminuendo con il progresso della tecnologia; appena lo ha rimpiazzato, la macchina lavora unicamente per il profitto degli azionisti e dei padroni dell’impresa. Questo effetto perverso, Sismondi (1773-1842) lo aveva già denunciato negli anni 1820, proponendo che ogni operaio sostituito da una macchina godesse di una rendita indicizzata sulla ricchezza ormai creata da quest’ultima. Un’antica proposta che si dovrà, uno di questi giorni, riesaminare.
Le disparità nella ripartizione dei redditi e del patrimonio non devono essere considerate come semplici curiosità: la concentrazione eccessiva della ricchezza inceppa la macchina economica fino a provocarne l’arresto tramite due effetti combinati. Da una parte, il calo del potere d’acquisto della maggior parte della popolazione porta ad uno sviluppo del credito che a lungo termine fragilizza il settore finanziario a causa del rischio crescente di un default di chi prende a prestito; d’altra parte, i capitali disponibili in cima alla piramide sociale andranno, a causa dell’assenza di sbocchi sufficienti nella produzione, verso investimenti nelle attività speculative, sregolando interamente il meccanismo della formazione dei prezzi.
Fintanto che la concentrazione della ricchezza non sarà stata invertita, la macchina economica non potrà ripartire sul serio. Da questo punto di vista, l’austerità, che accresce ulteriormente la disparità dei redditi, è ben inteso, la politica peggiore.
(tradotto dal francese da Alessio Moretti)
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